sabato 18 settembre 2010

Sangue italiano in Afghanistan

I talebani alzano il tiro, attentati e violenze alla vigilia del voto

DA: Corriere.com
Uno o più colpi di kalashnikov durante un blitz per catturare quattro “insorti” che, poco prima, avevano piazzato una bomba lungo una strada. È morto così, nella provincia di Farah, il tenente Alessandro Romani, 36 anni, romano, ufficiale del 9/o reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin della Folgore.


Un nuovo lutto che cade alla vigilia di una giornata considerata cruciale per via del voto per le elezioni legislative, e caratterizzata da una quantità di incidenti in tutto l’Afghanistan. Il tenente Romani - celibe, con molte missioni in prima linea alle spalle - è stato ucciso nel distretto di Bakwa, nella parte orientale della provincia ad altissimo rischio di Farah, ad un anno esatto dalla strage di Kabul, in cui vennero uccisi altri sei parà della Folgore. Tutto è cominciato quando un aereo senza pilota Predator dell’Aeronautica militare italiana ha avvistato quattro persone intente a posizionare una bomba sotto l’asfalto, lungo la strada che collega Farah a Delaram. Sempre il Predator ha poi seguito gli attentatori e ha segnalato il luogo dove questi si erano rifugiati. A questo punto è scattata l’operazione affidata alla Task force 45, composta dagli uomini delle Forze speciali italiane. Il team di incursori del 9/o Col Moschin della Folgore è partito da Farah a bordo di un elicottero Ch 47, scortato da due elicotteri d’attacco Mangusta. Dopo poco è atterrato nelle vicinanze della casa dove si erano nascosti gli insorti. Durante l’incursione, però, due dei commandos italiani sono stati centrati da un numero imprecisato di colpi di arma da fuoco. Li hanno soccorsi e portati via, all’ospedale militare da campo di Farah. Le loro condizioni, in un primo momento, non sono apparse gravi. Il tenente Romani è stato poi sottoposto ad un intervento chirurgico durante il quale, però, ci sono state complicazioni. La notizia della sua morte è arrivata inattesa al quartier generale italiano di Herat. L’altro ferito, un militare di truppa del Col Moschin, sembra sia ormai fuori pericolo. Sull’operazione non si conoscono, per il momento, altri particolari. Ignota pure la sorte dei talebani: quello che è certo è che i due elicotteri Mangusta hanno scaricato contro il loro rifugio l’enorme potenziale di fuoco di cui sono dotati. «Sono tornati scarichi», ha detto una fonte, e questo rende l’idea di che inferno possa essere stato.Una giornata, quella di ieri, caldissima ovunque. Scoppi di ordigni a Herat, rapimento di un candidato ad Adraskan, attentati a camion carichi di schede elettorali a Shindand. In questo caso è intervenuto uno dei team di «reazione rapida» italiani predisposti per garantire la sicurezza dell’atteso appuntamento elettorale.
I talebani, alla vigilia del voto per il rinnovo del parlamento, hanno compiuto numerosi attacchi contro le forze della coalizione e la polizia afghana.

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