sabato 11 agosto 2012

La Siria e gli interessi dell’Occidente

...Io ringrazio il blog di Beppe Grillo che ci dà la possibilità di esprimere un punto di vista inusuale su quello che sta succedendo in Siria in questo momento. Parlo a nome della rete nazionale "Disarmiamoli", una rete antimilitarista e contro la guerra che si è costituita nel 2006 e che continua a affermare la sua attività, pur in una situazione di difficoltà del movimento contro la guerra del nostro paese che ha fatto dei passi indietro per una situazione politica generale.... http://www.disarmiamoli.org/

venerdì 21 ottobre 2011

Il linciaggio di Muammar Gheddafi


di Thierry Meyssan

La morte di Muammar Gheddafi è stata accolta da una esplosione di gioia nei palazzi dei governi occidentali, in assenza da parte del popolo libico. Per Thierry Meyssan, questo omicidio militarmente inutile, non è stato perpetrato dall’Impero solo per dare l’esempio, ma anche per decostruire la società libica tribale.

Giovedì, 20 ottobre 2011, alle 13:30 GMT, il Consiglio Nazionale di Transizione libica ha annunciato la morte di Muammar Gheddafi. Anche se confusi, i primi elementi suggeriscono che un convoglio di auto abbia tentato di lasciare Sirte assediata e sia stato bloccato, e in parte distrutto, dai bombardamenti della NATO. I sopravvissuti avrebbero trovato rifugio in dei canali. Gheddafi, ferito, sarebbe stato fatto prigioniero catturato dalla brigata Tigre della tribù di Misurata, che l’avrebbe linciato.

Il corpo della "Guida" della Grande Jamahiriya Araba Socialista non è stato conservato nella sua città natale di Sirte, o trasportato a Tripoli, ma inviato come un trofeo dai misuratini nella loro città eponima.

La tribù di Misurata, che è stata a lungo riluttante a scegliere il suo campo, ed è praticamente assente dal CNT, alla fine investì Tripoli dopo i bombardamenti della NATO, e linciato Muammar Gheddafi dopo il bombardamento del suo convoglio da parte della NATO. Ha anche trasportato il suo corpo nella sua città per celebrare il suo trionfo. A luglio, la "Guida" avrebbe maledetto i misuratini, spingendoli ad unirsi a Istanbul e a Tel Aviv, facendo allusione al fatto che la loro tribù discende da ebrei turchi convertiti all’Islam.

Un diluvio di commenti preparati in anticipo è stato immediatamente trasmesso dai media atlantisti, per demonizzare Muammar Gheddafi, e così, far dimenticare le condizioni barbare della sua morte.

I principali leader della coalizione hanno salutato la morte del loro nemico, come la fine dell’"Operazione Unified Protector". In tal modo, implicitamente ammettono che non si trattava di attuare la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza, ma di rovesciare un sistema politico e di uccidere il leader, anche se l’assassinio di un capo di Stato al potere è vietato dal diritto statunitense ed è universalmente condannato.

Inoltre, il linciaggio di Muammar Gheddafi dimostra la volontà della NATO di non rinviarlo alla Corte penale internazionale, che non sarebbe stata più in grado di condannarlo per crimini contro l’umanità, come il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia non ha potuto dimostrare la colpevolezza di Slobodan Milosevic, nonostante due anni di processi.

Nel torrente di mota versato dai media atlantisti per infangarne la memoria, si riciclano le false accuse, che dimostrano al contrario che questi media avevano a disposizione pochi elementi autenticamente utilizzabili a suo carico.

Arriva, così, il caso dell’attentato contro la discoteca La Belle a Berlino (5 aprile 1986, tre morti), precedentemente utilizzato come pretesto da parte dell’amministrazione Reagan, per bombardare il suo palazzo e uccidere la figlia (14 aprile 1986, almeno 50 morti). All’epoca, il procuratore tedesco Detlev Mehlis (quella che truccherà, due decenni più tardi, l’indagine sull’assassinio di Rafik al-Hariri) invocò la testimonianza di Mushad Eter per accusare un diplomatico libico e il suo complice, Mohammed Amairi. Tuttavia, la televisione tedesca ZDF ha poi scoperto che Mushad Eter era un falso testimone, e un vero e proprio agente della CIA, mentre il bombarolo Mohammed Aamiri era un agente del Mossad [1].

Oppure il caso dell’attentato di Lockerbie (21 dicembre 1988, 270 morti): gli investigatori identificarono il proprietario della valigia contenente la bomba e il timer, sulla base della testimonianza del negoziante maltese che ha venduto dei pantaloni che si trovavano nella valigia con la bomba. La giustizia scozzese poi ha accusato due agenti libici, Abdelbaset Ali Mohmed al-Megrahi e al-Amin Khalifa Fhimah, e il Consiglio di Sicurezza adottò le sanzioni contro la Libia. In definitiva, per fare togliere le sanzioni sollevato, la Libia aveva accettato di estradare i due agenti (il primo è stato condannato all’ergastolo, il secondo è stato assolto) e a pagare 2,7 miliardi di dollari di risarcimento, mentre continuava a proclamare la sua completa innocenza. In definitiva, nell’agosto del 2005, uno dei magistrati scozzesi ha dichiarato che la principale delle prove, il timer, era stata depositata sulla scena da un agente della CIA. Poi l’esperto che ha analizzato il timer per conto del tribunale, ammise di averlo prodotto prima che la CIA lo depositasse sul sito. Infine, il negoziante maltese ha ammesso di essere stato pagato 2 milioni di dollari per la falsa testimonianza. Le autorità scozzesi decisero di rivedere il caso, ma la salute di Abdelbaset Ali Mohmed al-Megrahi non lo permetteva.

La campagna di disinformazione in corso comprende anche una sezione sullo stile di vita del defunto, descritto come sontuoso e la quantità faraonica della sua fortuna nascosta. Ma tutti coloro che si sono avvicinati a Muammar Gheddafi, o semplicemente coloro che hanno visitato la sua casa di famiglia e la sua residenza dopo il bombardamento, sono in grado di attestare che viveva in un ambiente simile a quello della borghesia del suo paese, lontano dagli sfarzi volgari del Ministro della Pianificazione, Mahmoud Jibril. Allo stesso modo, nessuno degli Stati che cercano da mesi le fortune nascoste di Gheddafi, è stato capace di trovarle. Tutte le somme significative sequestrate appartenevano al governo libico e non alla "Guida".

Al contrario, i media non menzionano l’unico mandato di cattura internazionale emesso dall’Interpol atlantista contro Muammar Gheddafi, prima dell’offensiva della NATO. Era stato accusato dalla giustizia libanese di avere eliminato l’Imam Moussa Sadr e i suoi accompagnatori (1978). Questa omissione è dovuta al fatto che il rapimento fu sponsorizzato dagli Stati Uniti, che volevano eliminare l’imam sciita, prima di lasciare che l’ayatollah Ruhollah Khomeini tornasse in Iran, per timore che Sadr estendesse in Libano l’influenza del rivoluzionario iraniano.

I media atlantisti non menzionano né le critiche che organizzazioni della resistenza antimperialista, e che noi stessi avevamo formulato contro Muammar Gheddafi: i suoi ricorrenti compromessi con Israele.

Da parte mia, posso attestare che, fino alla Battaglia di Tripoli, la "Guida" ha negoziato con gli inviati di Israele, nella speranza di acquisire la protezione da Tel Aviv. Devo anche dire che, nonostante le mie critiche alla sua politica internazionale, e la documentazione completa a questo proposito che la DCRI francese gli ha gentilmente messo a disposizione su di me, a luglio, nella speranza di farmi arrestare, Muammar Gheddafi mi ha dato la sua fiducia e mi ha chiesto di aiutare il suo paese nel far valere i propri diritti presso le Nazioni Unite [2], un comportamento assai lontano da quello di un tiranno.

I media atlantisti non hanno più citato le ingerenze della Libia nella vita politica francese, che ho condannato, compreso il finanziamento illegale delle campagne elettorali presidenziali di Nicolas Sarkozy e di Ségolène Royal. La "Guida" aveva infatti autorizzato suo cognato Abdallah Senoussi a corrompere i due principali candidati, in cambio della promessa di un’amnistia o di fare pressioni sulla giustizia per chiudere il suo dossier penale francese [3].

Soprattutto, i media atlantisti non fanno menzione dell’opera principale della "Guida": il rovesciamento della monarchia fantoccio imposta dagli anglosassoni, la rimozione delle truppe straniere, la nazionalizzazione degli idrocarburi, la costruzione del Man Made River (l’opera di irrigazione più importante del mondo), la ridistribuzione dei profitti del petrolio (ha fatto di uno dei paesi più poveri del mondo, il più ricco in Africa), l’asilo generoso ai rifugiati palestinesi e l’aiuto allo sviluppo senza precedenti del Terzo Mondo (l’aiuto allo sviluppo libico era più importante di quello di tutti gli stati del G20 messi insieme).

La morte di Muammar Gheddafi non cambierà nulla a livello internazionale. L’evento importante è stata la caduta di Tripoli, bombardata e catturata dalla NATO, certamente il peggiore dei crimini di guerra di questo secolo, seguita dall’ingresso della tribù di Misurata per controllare la capitale. Nelle settimane prima della Battaglia di Tripoli, la stragrande maggioranza dei libici è stata coinvolta, Venerdì dopo Venerdì, in manifestazioni anti-NATO, anti-CNT e pro-Gheddafi. Ora il paese è distrutto ed è governato dalla NATO e dalle sue marionette del CNT.

La morte della Guida avrà per contro un effetto traumatico durevole sulla società libica tribale. Uccidendo il leader, la NATO ha distrutto l’incarnazione del principio di autorità. Ci vorranno anni e molta violenza prima che un nuovo leader sia riconosciuto da tutte le tribù o che il sistema tribale sia sostituito da un’altra forma di organizzazione sociale. In questo senso, la morte di Muammar Gheddafi ha aperto un periodo di somalizzazione o irachizzazione della Libia.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

DA: www.voltairenet.org

La nuova Libia

di M. Correggia PDF Stampa E-mail

Libia. MACELLAZIONI FINALI, CARNEFICI (NATO-CNT), PLAUDENTI (BAN KI MOON, NAPOLITANO, UE…) E ASTENUTI

(Marinella Correggia, 21 ottobre 2011)

1. Ecco la nuova Libia di Napolitano, di Ban Ki Moon, di Barroso e di tutti gli altri che hanno espresso oggi soddisfazione. Eccola in questo video atroce: fra tante altre immagini che invece erano montaggi (http://www.youtube.com/watch?v=75YhFScM5sU&feature=share&skipcontrinter=1) riprende un essere umano gravemente ferito, strattonato, circondato dalle blasfeme urla “allah u akbar” che accompagnano le esecuzioni di Al Qaeda, in Iraq come in Libia (da mesi ormai), come altrove. Macellazione: il termine è appropriato, perché il sangue scorre, le urla di soddisfazione degli esecutori si levano come gli onnipresenti colpi di fucile, e l’indifferenza per le sofferenze dei viventi scannati è la stessa che c’è nei macelli per animali. Del resto, ricordate che in Iraq, i militari americani dicevano ridacchiando di aver fatto il tiro al piccione con i soldati iracheni? In Libia, Nato e i suoi alleati del Cnt hanno fatto tabula rasa di molti civili e di moltissimi lealisti; e dire che avrebbero dovuto limitarsi a far rispettare la no-fly zone e a proteggere i civili se minacciati. Chi minacciava in civili in genere (e tanto più nel caso delle città assediate da fine agosto)? Le truppe armate del Cnt. Alleate e protette dalla Nato come se fossero civili.

2. Allucinante, un assassinio ordinato o compiuto direttamente dalla Nato dai paesi “democratici”. Dai paesi consumisti e militaristi, anche durante la crisi. Allucinante ma non per Ban Ki Moon, per il quale questa giornata è “storica” per la Libia. Ban Ki Moon è il segretario generale delle Nazioni Unite!! Lo stesso che non ha speso un parola su questa guerra, nemmeno sui civili di Sirte assediati e uccisi (e immaginarsi se può provare pietà per i soldati libici sui quali la nato ha fatto il tiro al tacchino. E Napolitano? Anche lui contento. Napolitano è il presidente della Repubblica italiana: ci rappresenta davvero questo guerrafondaio capo (il più accanito di tutti, a parlare di “iniziativa umanitaria”)? E i capi dell’Unione Europea che si compiacciono della nuova era? Ci rappresentano? Forse sì. Questo è l’”orrore su cui si fonda il consumismo” (frase di un’amica); sì, anche in tempi di crisi.

3. Oggi 20 ottobre vicino a Bani Walid è stato assassinato anche Sheik Ali, ottant’anni, capo tribale della tribù Warfalla. Uomo di pace, non aveva in casa nemmeno un fucile da caccia.

4. Non si è risparmiato nulla ai perdenti, per ridicolizzarli meglio. Un pro-Cnt (di quelli che senza la Nato non avrebbero fatto un passo) mostra la “pistola d’oro” che avrebbero trovato nelle tasche di Gheddafi! E poi naturalmente, dove l’hanno trovato ferito (è poi “morto in custodia”)? Saddam lo pescarono, barbone, in una buca, per avviarlo subito alla forca. Gheddafi, dicono, si era rifugiato ferito in un tubo di cemento sporgente dalla sabbia. Così hanno cercato di annullare il fatto che sia rimasto fino all’ultimo nel luogo della Libia più pericoloso, Sirte.

5. E’ stata la Nato a colpirlo? Ecco cosa dice il colonnello Lavoie in una di quelle dichiarazioni che a leggerle rivelerebbero altrettanti crimini di guerra o violazioni della risoluzione 1973 (alla quale la Nato ha continuato ad aggrapparsi): “aerei della Nato hanno colpito due veicoli militari pro-Gheddafi che facevano parte di un gruppo di veicoli militari che manovravano vicino a Sirte”. Allora ho chiesto all’ufficio stampa della Nato ( cjtfuppress@jfcnp.nato.int): come mai avete colpito quei veicoli?”. Loro, coda di paglia, si lanciano in una excusatio non petita: “La Nato li ha colpiti perché erano una minaccia per i civili. La Nato non prende di mira individui specifici”. Allora ho risposto: “Non vi ho chiesto quale obiettivo specifico fosse quello. Ma in che modo minacciavano i civili? Dov’erano i civili minacciati?”. Allora hanno fatto rispondere a Lavoie: “given the nature of their conduct these armed vehicles continued to represent a threat towards civilians”. “Data la natura del loro comportamento, erano una minaccia. I combattimenti sono continuati fino alla caduta di Sirte”. Il tirapiedi di Lavoie aggiunge che non può aggiungere altro. Ma è chiarissimo: visto che Lavoie si riferisce ai combattimenti, significa che gli unici civili che la Nato ha voluto proteggere sin fall’inizio del resto, erano gli armati del Cnt. Ma ciò è illegale.

6. Dunque quando si farà un processo alla Nato sarà sempre troppo tardi.


7. E qui, gli occidentali – anche i “movimenti” - che sanno tutto (ma anche là, gli arabi addormentati da Al Jazeera), che hanno fatto? Non ha indignato quasi nessuno, nemmeno gli indignati, il macello che dura dall’inizio delle bombe (già: prima, i famosi 10mila o seimila morti erano stati un’invenzione. Lo hanno dichiarato gli stessi che l’avevano denunciato all’Onu…). Forse perché qui è dal 1945 che il cielo non ammazza di bombe e molti difettano di immaginazione. Adesso diranno: “Eh però era meglio processarlo…”. Siamo democratici e civili, noi gli altri li processiamo gli altri (noi stessi mai). Ammazziamo solo con le bombe e la rapina economica ed ecologica. Di cui le guerre come questa sono conseguenza e causa. Ma come mai non se ne rendono conto?

Marinella Correggia

venerdì 30 settembre 2011

Vinta la causa per Punta Palascia (Otranto)


30/9/2011

Ultim’ora!

Grazie alla segnalazione degli amici del gruppo ForumAmbiente Salute apprendiamo che è stata vinta la causa pendente presso il TAR di Lecce contro l’ampliamento della base di PUNTA PALACIA, ad Otranto. Ieri il TAR di Lecce ha accolto il ricorso contro gli atti del Ministero della Difesa per l’ampliamento e ristrutturazione della base militare di Punta Palascìa. Il ricorso era stato presentato il 28/11/2007 dal Comitato Giù le mani da Punta Palascìa.

Per altre notizie:
http://www.sudnews.it/notizia/38850.html

OTRANTO - Una “vittoria piena”: è questo il giudizio dei ricorrenti, usciti vincitori dalla delicata battaglia legale sul futuro di Punta Palascia, l’estremo lembo orientale nel parco costiero Otranto-Santa Maria di Leuca, a lungo minacciato da un progetto della marina militare, che prevedeva l’ampliamento della base preesistente e l’installazione di una o due torri per il controllo dei traffici in mare. Alla luce del responso del Tar Lecce, che ha dato ragione ai ricorrenti, bloccando di fatto il progetto del Ministero della Difesa, tra i membri del comitato “Giù le mani da Palascia”, tra i Giuristi Democratici di Lecce e i tanti cittadini che hanno preso parte alla campagna di tutela del sito, c’è grande euforia.

Già da ieri sera, avevano preso il via i festeggiamenti per brindare all’importante risultato, in piazza Castromediano a Lecce, ma l’euforia è stata protagonista anche a Bari, dove si è conclusa da poco la conferenza stampa, che ha chiarito i termini della sentenza e del successo legale. In buona sostanza, i giudici amministrativi hanno dato ragione ai comitati per tre ragioni sostanziali: innanzitutto, si è chiarita una questione che aveva a lungo fatto contendere le parti, ossia che le associazioni, pur non essendo soggetti autorizzati ex lege a ricorsi di questo tipo, avevano legittimazione a propinare la causa di Palascia.

Importante la precisazione che anche le opere militari non risultano esenti dalle prescrizioni legislative poste a tutela del paesaggio: in tal caso, il Ministero della Difesa avrebbe dovuto chiedere ed ottenere le necessarie autorizzazioni come normalmente avviene per altri soggetti. Infine, la questione principe, ossia le ragioni di stato, quella della sicurezza non sono superiori a quelle della tutela ambientale, ma paritetiche: in buona sostanza, l’ambiente e la sua difesa è un diritto costituzionalmente riconosciuto alla pari del principio della difesa.

Dal comitato, sono consapevoli che questo risultato, pur nella sua straordinaria evoluzione, potrebbe non essere definitivo, in quanto si ritiene molto probabile un ricorso da parte del Ministero al Consiglio di Stato. “Tuttavia – precisa l’avvocato Valentina Stamerra, tra le figure protagoniste di questo successo - è una grande vittoria dei cittadini e della buona prassi amministrativa, di tutti quegli enti che ci hanno sostenuto ed affiancato”.

Sempre dal comitato fanne sapere dell’intenzione di organizzare per sabato prossimo, presso le Orte, ad Otranto, una grande festa, con il coinvolgimento del comitato a difesa di Porto Miggiano e di quello che si sta impegnando contro il radar a Gagliano del Capo. Un modo per unire le forze e fare rete.

(venerdì 30 settembre 2011)

LeccePrima.it


LA SENTENZA DEL TAR




venerdì 17 dicembre 2010

Le scomode verità sull'utilità degli investimenti per la Difesa

da PeaceLink
del 9 luglio 2010

Il segretario della difesa degli Stati Uniti Robert Gates ha più volte dichiarato che dal 9/11 il bilancio del Pentagono è quasi raddoppiato senza contare il costo sostenuto per le guerre in Iraq e Afghanistan. Le spese generali da sole rappresentano circa il 40 per cento del bilancio del Dipartimento della Difesa. Bisogna tagliare da qualche parte se si vuole spendere sui programmi di ammodernamento.
"Per cominciare, dovremmo eliminare alcune delle più di 650 basi militari USA all'estero e riallineare altre", ridurre l'impatto ambientale delle strutture militari con un risparmio energetico a lungo termine, sostenere il piano del Dipartimento della Difesa che prevede la sotituzione degli appaltatori con dipendenti pubblici a tempo pieno.

L'Italia comincia a sentire la nuova ventata che arriva dal DoD ma non certo per la chiusura delle basi. Non poteva non saperlo. L'Italia sa bene quale sia l'impatto ambientale delle basi militari USA, sa bene cosa vuol dire tenersi le bombe nucleari sul proprio territorio, sa bene quali siano i fondamenti della strategia delle basi come presenza sul territorio, pressione politica, penetrazione economica e schieramento avanzato per le proiezioni di forza.

Lo sa ma si meraviglia quando si licenziano i lavoratori civili italiani impiegati nelle basi
http://www.stripes.com/news/europe/mediterranean/italian-workers-protest-job-cuts-on-bases-1.110279
(vedere anche articolo del Manifesto BASE USA DI AVIANO Italiani in sciopero: "Americani assunti al posto nostro"), lo sa e non si interroga sul significato del ricevimento da parte della base di Aviano del marchio di qualità Energy Star, marchio ottenuto grazie ai valori di risparmio energetico da parte dell'ospedale della base
USAF che ha fatto risparmiare agli USA 150.000 dollari, e che aumenterà con l'avvio di una costruzione di un impianto geotermico che consente di ricavare energie rinnovabili sfruttando la temperatura terrestre. http://www.aviano.af.mil/news/story.asp?id=123182692

L'Italia lo sa ma continua a tenersi le basi miliari per favorire una economia di guerra, dalla produzione di inutili nuovi caccia (JSF) all'appalto a imprese costruzione (la cui moralità è pari alla corruzione come nel caso della Maltauro di Vicenza) per l'ampliamento delle basi e degli stabilimenti di manutenzione, e dulcis in fundo
taglia gli incentivi per il diffondersi dell'energia rinnovabile.

Il 7 luglio 2010 presso Palazzo Montecitorio la Camera dei Deputati ha continuato la discussione sulle mozioni presentate da alcuni ministri a proposito delle risorse da destinare al settore della Difesa, contemporaneamente a Palazzo del Quirinale, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il presidente del Consiglio dei ministri Silvio Belusconi e il capo di Stato Maggiore della Difesa generale Vincenzo Camporini, ha presieduto una riunione del Consiglio supremo di difesa.

Le mozioni, che si possono leggere nel sito della Camera http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/odg/cam/allegati/20100707.htm , esprimono la necessità di razionalizzare la spesa pubblica destinata al settore della difesa in relazione alla crisi economica e finanziaria internazionale compresa quella italiana.
Considerando che il governo ha deciso il rifinanziamento delle missioni internazionali (l'anno scorso si è speso circa 600 milioni) che costerà circa 750 milioni di euro http://gazzette.comune.jesi.an.it/2010/156/1.htm , non si capisce ancora come Camera e Senato intenderanno adeguarsi a quanto il Consiglio supremo di difesa ha deliberato.
Il CSD ha considerato la possibilità di eliminare duplicazioni di spesa nel quadro delle prospettive del settore sicurezza e difesa dell'Unione Europea. http://www.corrispondenti.net/external_link.html?http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=10460

Non si può non rilevare che mentre la nuova manovra finanziaria 2010 non fa nulla per incentivare uno sviluppo sostenibile (rivoluzione energetica), nulla per i redditi più bassi e nulla per i precari (figura dominante del mercato del lavoro), il governo italiano si mostra ancora una volta incapace di prendere decisioni importanti.
Diversamente in altri paesi europei la posizione è netta e precisa:

In Olanda il 20 maggio 2010 il parlamento ha votato la cancellazione dell'ordine per il primo F-35 Joint Strike Fighter e la cessazione della partecipazione olandese nel programma Initial Operational Test. Il leader laburista Job Cohen ha dichiarato che i fondi necessari per acquisire questi costosi caccia possono essere meglio utilizzati per altre questioni : http://ericpalmer.wordpress.com/2010/06/07/dutch-labour-leader-cohen-wait-with-f-35-jsf/

In Germania gli esperti del ministero della Difesa hanno redatto una lista che indica come risparmiare 9,5 miliardi di euro a lungo termine, rinunciando ad armi e a materiale bellico: http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE66604P20100707

Ravvisando l’incapacità del pensiero politico italiano di elaborare una cultura e una politica indipendente, viceversa D'Alema è stato lodato per questo da il Sole 24ore "il D'Alema odierno è lungimirante e capace di dire scomode verità sull'utilità degli investimenti per la Difesa http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-07-06/dalema-rompe-conformismo-080747.shtml?uuid=AYxRyR5B, si fa notare che lo stesso Generale James Mattis comandante del Joint Forces Command, ha dichiarato che la dipendenza dalla tecnologia è pericolosa manifestando così un contrasto con i guru della integrazione net-centrica, e che è ora di finirla con la leggenda per cui la ricerca militare sia finanziata dal complesso militare-industriale e abbia ricadute sul civile. Non corrisponde al vero: non c'è programma militare che non sia finanziato dallo Stato cioè con soldi pubblici, e la ricerca pubblica nel settore civile ha solo bisogno di essere finanziata.

Cosa accade con il JSF statunitense? Lo Stato italiano ha già finanziato con 1 miliardo le fasi di sviluppo a cui ha aderito, e l'US Government Accountability Office (GAO) è più che preoccupato per l'alto costo raggiunto da questo programma.

Ma entriamo nel merito della ricerca. Nel documento "Le sfide internazionali che hanno segnato la storia della robotica veicolare" si legge che "i ricercatori iniziarono a considerare lo sviluppo di veicoli terrestri senza conducente (o UGV, Unmanned Ground Vehicles) negli anni ’60, nonostante la tecnologia a quei tempi non fosse ancora matura; fu solo a metà degli anni ’80 che il settore militare sviluppò un UGV prototipo pensato per aiutare ad automatizzare la loro flotta terrestre. Alla fine degli anni ’80 iniziò l’interesse della ricerca nel settore civile, dopo che i governi di tutto il mondo ebbero lanciato i loro primi progetti. Alla fine degli anni ’90, dopo lo sviluppo ed i test su strada dei primi veicoli autonomi, si inserì anche l’industria automobilistica. In tutto il mondo i ministeri dei trasporti erano coinvolti
in obiettivi sociali, economici ed ambientali destinati a migliorare l’efficienza dei consumi di carburante e rete di comunicazione viaria oltre alla qualità della vita. Meno di 10 anni fa il successo degli ADAS nell’industria automobilistica indusse i militari a riconsiderare gli obiettivi di automazione della loro flotta terrestre".
http://erc.europa.eu/pdf/PressRelease_Vislab_AlbertoBroggiAAAS_%20IT-EN.pdf

Si fa notare che lo Stato italiano non solo continua a tagliare la Sanità pubblica (non la corruzione evidente in tutti i settori pubblici e privati) ma disincentiva qualsiasi progetto di industrializzazione derivante dalla ricerca civile. Fra le tante attività di ricerca che nulla hanno a che fare con il militare ma che tanto danno all'Italia, c'è un esempio che può valere per tutti.
Clarbruno Vedruccio Candidato al Nobel per la Medicina 2011 per aver inventato il Trimprob per la diagnosi dei tumori "solidi".
http://clarbrunonobel.blogspot.com/

mercoledì 22 settembre 2010

No Dal Molin: esperienza negativa e sconfitta da cui imparare


No Dal Molin : una esperienza negativa ed una sconfitta da cui imparare per le future mobilitazioni contro la militarizzazione dei territori e la guerra

Nell’articolo di Giulio Todescan sul numero di Carta del 3/9 settembre 2010, che illustra l’organizzazione del quarto anno del festival autogestito del presidio permanente No Dal Molin, ci sono due passaggi in rilievo che evidenziano i risultati ottenuti dalla mobilitazione di questi anni contro la costruzione della nuova base Usa a Vicenza: la realizzazione del Parco della Pace in un’area che il governo ha sdemanializzato a ‘mo di compensazione, e un ricco “capitale sociale” fatto di nuove relazioni tra singoli,associazioni,gruppi che preannuncia un certo fermento culturale in citta.

Poco, tanto, quello che era possibile? Si è fatto tutto quello che era necessario per impedire la costruzione della base?

Mentre i lavori nel cantiere della base procedono speditamente, Giulio Todescan nel suo articolo, fà intravedere posizioni critiche di parti del movimento contro il presidio permanente, e pone la questione di tutte le questioni: perché il movimento non è riuscito a fermare la base?

Una domanda che richiederebbe una lunga dissertazione e che probabilmente rimanda alla debolezza storica del movimento per la pace nel nostro paese, incapace di darsi gambe proprie, una strategia coerente di lotta alla guerra, e che si è sempre fatto piegare alle logiche manipolarizzatrici ed elettorali della “politica”.

Il ruolo del Pci e della sinistra, all’epoca della lotta contro l’installazione dei Cruise a Comiso, all’inizio degli anni ’80, è stato un ruolo di freno e di ostacolo allo sviluppo del movimento popolare. Una sinistra che tentennò a lungo – tre anni - nel sollecitare una risposta al governo italiano, che il 12 dicembre 1979 decise l’installazione dei missili Usa. Una sinistra che rifiutò caparbiamente la parola d’ordine dell’uscita delle basi USA-NATO dall’Italia e dell’Italia dalla NATO e che si autoproclamò testa pensante di un movimento per la pace vasto e composito, che però doveva corrispondere alla loro visione e ai loro interessi.

La “sinistra radicale” operante a cavallo del nuovo millennio ha partecipato alla mobilitazione contro la base di Vicenza, ma contemporaneamente era nel governo Prodi che ha sancito l’OK alle decisioni e alle scelte del governo USA e ha votato i finanziamenti per le missioni militari della guerra preventiva bushiana.

A Vicenza l’appoggio e i voti a Variati, diventato sindaco , si è rivelata un’operazione a perdere non difficile da prevedere. Errore? Sottovalutazione? Ripiegamento e arretramento localista?

Quello che è certo è che ad un certo punto la “direzione politica” del presidio permanente caratterizzata soprattutto dai centri sociali del nord-est, ha costantemente rifiutato ogni sollecitazione che veniva da realtà come quella del Patto permanente contro la guerra, di rilancio della mobilitazione a livello nazionale. Si è scelto la dimensione locale e i tavoli pseudo istituzionali nella logica dell’accettazione del meno peggio. Un errore grave. Ad un dato momento si è teorizzato coscientemente il ripiegamento locale, la dimensione circoscritta della comunità, il rifiuto di discutere modalità e forme di ripresa del conflitto nel nuovo contesto politico determinato a livello nazionale.

Molti pacifisti e attivisti hanno vissuto questa scelta come una imposizione incomprensibile, una volontà di allontanamento dal luogo simbolo della lotta contro la guerra. Insomma nella città del Palladio e del solipsismo municipalista, qualcuno si è reso cosciente che non bisogna disturbare il manovratore nella lotta contro la base, e qualcun altro si sta ancora chiedendo se è valsa la pena tornare e ritornare più volte a Vicenza per subire infine l’irrisione della concessione del “Parco della pace”vicino alla base di guerra. Quello che è troppo, è fuori di ogni misura.

Forse, in alternativa alla testimonianza antimilitarista e la realpolitik di Variati e co. indicate da Giulio Todescan nel suo articolo, c’era un’altra via, un’altra possibilità, cioè quella dell’apertura di una nuova fase di battaglia politica contro le scelte guerrafondaie del governo italiano capace di mettere in campo reali forze sociali dentro la crisi.

Qualcuno ha fatto notare come la lotta contro la costruzione della base militare ha goduto di un’ampia simpatia tra l’opinione pubblica italiana e che un governo nazionale è stato messo in crisi, così come la giunta comunale di Vicenza è stata mandata a casa. Segno di una forza reale del movimento No Dal Molin e delle mobilitazioni contro la guerra.

Rete Nazionale Disarmiamoli
www.disarmiamoli.org
3381028120 - 3384014989