lunedì 12 aprile 2010

STRATEGIE NUCLEARI USA/NATO IN UNA ITALIA "ATOMICA"

La nuova roadmap nucleare americana
La strategia del Nuclear Posture Review 2010

Tommaso Di Francesco, Manlio Dinucci

La roadmap della nuova strategia nucleare Usa è dunque tracciata: lo annuncia nella prefazione al Nu-clear Posture Review Report 2010 il segretario alla Difesa Robert Gates, anche lui rinnovatosi passan-do dall’amministrazione Bush a quella Obama. Che cosa è cambiato? Anzitutto la situazione interna-zionale: «L’Unione sovietica e il Patto di Varsavia sono scomparsi e tutti gli ex membri non-sovietici del Patto di Varsavia sono ora membri della Nato». La Russia «non è un nemico», ma un partner degli Stati uniti nell’affrontare «altre minacce emergenti». Il presidente Obama ha infatti chiarito che «il più immediato ed estremo pericolo è oggi il terrorismo nucleare».

Qui niente di nuovo rispetto alla strategia dell’amministrazione Bush, che al comunismo (nemico numero uno nella guerra fredda) aveva sostituito il terrorismo, «il nemico oscuro che si nasconde negli angoli bui della Terra». Oggi, si afferma nel rapporto del Pentagono, «Al Qaeda e i loro alleati estre-misti cercano di procurarsi armi nucleari». Quindi, «anche se la minaccia di una guerra nucleare globa-le è divenuta remota, è aumentato il rischio di attacco nucleare». Si agita così lo spettro di un 11 set-tembre nucleare, collegato all’«altra pressante minaccia»: la proliferazione nucleare. Altri paesi, so-prattutto quelli «in contrasto con gli Stati uniti», possono dotarsi di armi nucleari. Si accusa quindi l’Iran, e in subordine la Corea del nord, di perseguire ambizioni nucleari, violando il Trattato di non-proliferazione (Tnp), accrescendo l’instabilità della propria regione e spingendo i paesi limitrofi a prendere in considerazione «proprie opzioni di deterrenza nucleare» (espressione diplomatica per giu-stificare, senza nominarlo, il fatto che Israele possiede armi nucleari e non aderisce al Tnp).

Su questo sfondo sono chiari gli obiettivi della nuova strategia: anzitutto mantenere la supremazia nucleare statunitense, stabilendo con il nuovo Start (firmato l’8 aprile a Praga) uno status quo con la Russia, l’altra maggiore potenza nucleare. Il trattato non limita il numero delle testate nucleari operati-ve nei due arsenali, ma solo le «testate nucleari dispiegate», ossia pronte al lancio su vettori strategici con gittata superiore ai 5.500 km: il tetto viene stabilito in 1.550 per parte, ma è in realtà superiore poiché ciascun bombardiere pesante viene contato come una singola testata anche se ne trasporta venti o più. Siamo ben lungi dal disarmo nucleare. Ciascuna delle due parti non solo manterrà pronto al lancio un numero di testate nucleari in grado di spazzare via la specie umana dalla faccia della Terra, ma potrà continuare a potenziare qualitativamente le proprie forze nucleari.

Nel Nuclear Posture Review si precisa che gli Stati uniti, pur non sviluppando nuovi tipi di testate nucleari, rinnoveranno il proprio arsenale attraverso sostituzioni di componenti. Sarà quindi «rafforza-ta la base scientifica e tecnologica, vitale per la gestione dell’arsenale». A tal fine sono previsti «accre-sciuti investimenti nel complesso degli impianti e del personale addetti alle armi nucleari». Lo stesso, ovviamente, potrà fare la Russia, pur disponendo di minori mezzi economici. Gli Usa cercheranno pe-rò di acquisire un ulteriore vantaggio, sviluppando nuovi tipi di vettori strategici (non limitati dal nuo-vo Start) e realizzando in Europa lo «scudo» anti-missili (restato fuori dell’accordo): un sistema che, una volta messo a punto, permetterebbe loro di neutralizzare almeno in parte la capacità delle forze nucleari strategiche russe. Riguardo alla Cina, gli Usa si dichiarano «preoccupati per i suoi sforzi di modernizzazione militare, compresa quella qualitativa e quantitativa dell’arsenale nucleare».

Allo stesso tempo gli Stati uniti, con il summit del 12 aprile sul Tnp, si prefiggono di rafforzare il re-gime di «non-proliferazione» così come è concepito a Washington: mantenere immutato l’attuale «club nucleare» di cui sono membri, oltre alle due maggiori potenze, Francia, Gran Bretagna, Cina, I-sraele (in incognito), India e Pakistan. Gli Stati uniti, mentre si impegnano a non usare armi nucleari contro gli stati che non le posseggono e si attengono al Tnp, lasciano intendere che si riservano il dirit-to del first strike per impedire che un paese come l’Iran possa costruirle. Ben diverso l’atteggiamento verso gli alleati. Nel Nuclear Posture Review si conferma che «rimane in Europa un piccolo numero di armi nucleari Usa» (stimato in circa 500, di cui 90 in Italia), precisando che «i membri non-nucleari della Nato partecipano alla pianificazione nucleare e posseggono aerei specificamente configurati, ca-paci di trasportare armi nucleari». Si ammette così, in un documento ufficiale, che i primi a violare il Tnp sono gli Stati uniti, i quali forniscono armi nucleari a paesi non-nucleari, e i loro alleati, Italia compresa, i quali violano l’art. 2 del Tnp: «Ciascuno degli stati militarmente non-nucleari si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari, né il controllo su tali armi, direttamente o indirettamente».

L’Italia è atomica
Il Pentagono conferma che Italia dispone
di bombe nucleari. Cosa dice il governo italiano?

Già si sapeva – da un rapporto dell’associazione ambientalista americana Natural Resources Defense Council (v. il manifesto, 10 febbraio 2005) – che gli Stati uniti mantengono in Italia 90 bombe nuclea-ri: 50 ad Aviano (Pordenone) e 40 a Ghedi Torre (Brescia). Altre circa 400 sono dislocate in Germa-nia, Gran Bretagna, Turchia, Belgio e Olanda. Sono bombe tattiche B-61 in tre versioni, la cui potenza va da 45 a 170 kiloton (13 volte maggiore di quella della bomba di Hiroshima).
Le bombe sono tenute in speciali hangar insieme ai caccia pronti per l’attacco nucleare: tra questi, i Tornado italiani che sono armati con 40 bombe nucleari (quelle tenute a Ghedi Torre). A tal fine, rive-la il rapporto, piloti italiani vengono addestrati all’uso delle bombe nucleari nei poligoni di Capo Fra-sca (Oristano) e Maniago II (Pordenone).
Ora ciò viene confermato ufficialmente, per la prima volta, nel Nuclear Posture Review 2010, dove si afferma che «i membri non-nucleari della Nato posseggono aerei specificamente configurati, capaci di trasportare armi nucleari». Lo conferma anche il governo italiano, ammettendo così di violare il Trat-tato di non-proliferazione? Oppure dichiara che il Pentagono dice il falso?

(il manifesto, 9 aprile 2010)

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