Da Vicenza un allarme e una opportunità
Rilanciare la mobilitazione contro le basi militari e la NATO è possibile
Comunicato della Rete dei Comunisti
E’ gravissimo l’impedimento da parte del Consiglio di Stato di tenere il referendum sulla nuova base USA a Vicenza. Ma è anche un atto paradigmatico per la mobilitazione tesa allo smantellamento delle basi militari USA/NATO e per la democrazia nel nostro paese.
1. Dal punto di vista “legale”, il Consiglio di Stato ha confermato una situazione politicamente e moralmente inaccettabile ma ineccepibile dal punto di vista della legislazione esistente in Italia.
In Italia, dal dopoguerra a oggi agisce un intero apparato legale, costituzionale e consuetudinario, che vieta che la popolazione possa esprimersi democraticamente in materia di Trattati internazionali e sulle loro conseguenze nel nostro territorio, ad esempio l’installazione di nuove basi militari straniere o la loro estensione.
Tutte le realtà sociali, i movimenti e le forze politiche impegnate contro la guerra, si trovano di fronte a due questioni decisive:
a) il vulnus democratico rappresentato dall’apparato legale e istituzionale che rende i trattati internazionali e militari “insindacabili” dal punto di vista giuridico e democratico
b) la questione “politica” della subalternità dell’Italia alla NATO e agli USA con tutto il peso di militarizzazione del territorio e di rischi di coinvolgimento nelle guerre che ciò comporta.
2. Sulla prima questione è doveroso segnalare l’importanza e la pertinenza della “Legge di Iniziativa Popolare sui Trattati, le basi e le servitù militari “che è stata consegnata in Parlamento a Luglio avendo raccolto le 60.000 firme necessarie. La legge in questione – approntata da alcune reti antimilitariste come Disarmiamoli, Semprecontrolaguerra, ed altre - chiede in sostanza che queste materie non siano più secretate e consentire così che Parlamento e comunità locali possano intervenire e dire la loro. Questa legge, mette i piedi nel piatto proprio sui meccanismi perversi che hanno consentito di impedire il referendum popolare a Vicenza. I movimenti no war e le realtà locali hanno uno strumento concreto in più per tenere aperta una battaglia di democrazia contro un governo autoritario e i suoi apparati legali.
3. La seconda questione attiene all’analisi della realtà internazionale e alle sue ricadute nel nostro paese. C’è ancora qualcuno che oggi vede la questione dell’uscita dalla NATO come un obiettivo politico obosoleto? Gli eventi di questa estate in Georgia ce ne hanno rivelato piuttosto tutta la sua attualità, gravità e le contraddizioni. La NATO appare spesso come un dogma inamovibile e a fortissimo consenso bipartizan nel nostro paese. A sinistra pochi o nessuno se la sentono di riaprire la questione dell’adesione (e della subalternità) dell’Italia alla NATO. Alcuni per snobismo, altri per una sorta di pavida rassegnazione. Eppure le sue contraddizioni interne e le crepe che si delineano al suo interno sono reali. Gli effetti della crisi finanziaria negli USA rivelano le divergenze strategiche crescenti con le altre potenze europee. Tali divergenze sono emerse chiaramente anche dentro la NATO nei vertici di Riga e di Bucarest e nella gestione della crisi nel Caucaso. Non è errato affermare che oggi la NATO è in crisi così come lo sono gli istituti della concertazione internazionale tra le potenze capitalistiche (FMI, WTO, BM) che hanno agito sotto l’egemonia USA dal dopoguerra a oggi.
4. Rilanciando la mobilitazione affinchè le basi USA e NATO se ne vadano dai nostri territori contribuiamo, oltre a proteggere il nostro ambiente e la nostra immediata sicurezza dai pericoli delle armi di distruzione di massa lì stoccate, ci battiamo anche contro una concezione di dominio militare, politico, sociale e culturale . Questo resta il grande valore della battaglia a Vicenza ma anche nel resto del territorio Sta a noi sconvolgere le retrovie della loro “guerra infinita”.
5. Nonostante una situazione di arretratezza ed egemonia reazionaria nel nostro paese, il cuore progressista del mondo continua a battere. In Ecuador la recente Costituzione approvata con un referendum popolare prevede il divieto di installare basi militari straniere e lo smantellamento della base USA di Manta.Il recente Forum Sociale Europeo di Malmoe ha deciso di convocare ad aprile 2009 – in occasione dei sessanta anni della nascita della NATO - una giornata internazionale di manifestazioni contro la NATO, le basi e i trattati militari. E’ una occasione e una scadenza eccellente per riaprire - e con forza - la questione anche nel nostro paese.
La Rete dei Comunisti
http://www.contropiano.org
giovedì 9 ottobre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento