domenica 28 dicembre 2008
Fermiamo il massacro di Gaza
DOMANI LUNEDI' 29 DICEMBRE ALLE ORE 17,30
PRESIDIO A LECCE
a sostegno dei diritti del popolo palestinese,
per la sospensione immediata dell'intervento armato israeliano
FERMIAMO IL MASSACRO DEL POPOLO PALESTINESE A GAZA.
ESPRIMIAMO LA PIU' FERMA CONDANNA AL GOVERNO ISRAELIANO.
TROVIAMOCI DOMANI TUTTI IN PIAZZETTA DE PACE
(Via Trinchese angolo con Via F.Cavallotti di fronte
alla scuola elementare Cesare Battisti).
invitiamo TUTTI ad ADERIRE E PARTECIPARE
Cobas
Circolo Iqbal Masiq
Comitato Internaz."Dino Frisullo"
SALENTO NOWAR
Sinistra Critica - Lecce
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CONTRO LA PULIZIA ETNICA E IL TERRORISMO DI STATO ISRAELIANO
FERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA!
E´ partito sabato mattina l´attacco dell´esercito di occupazione israeliano sulla inerme popolazione civile palestinese già stremata da un lungo embargo che ha reso insufficienti e privi di strumenti adeguati gli ospedali della Striscia di Gaza. A poche ore dai primi raid aerei israeliani sulla Striscia si contano già 155 morti e 270 feriti gravissimi, un bilancio destinato purtroppo a crescere. Tra le vittime, dicono i mezzi d´informazione ufficiale, tante donne e tanti bambini, i cui corpi stanno arrivando a brandelli negli ospedali; secondo le fonti sanitarie di Gaza occorrerà trasferire i feriti più gravi in Egitto e non c´è un sufficiente numero di elicotteri per trasportarli.
I morti e i feriti di Gaza sono l´ennesima testimonianza della pulizia etnica che lo Stato israeliano da 60 anni sta portando avanti attraverso una guerra di occupazione, di apartheid, di violenza militare sull´intera popolazione palestinese. Il pretesto dell´attacco "difensivo" dai missili qassam, che il primo ministro Olmert si è affrettato a propinare questa mattina ai ministri degli esteri di tutto il mondo, vuole distogliere l´attenzione dell´opinione pubblica mondiale dal fatto che a Gaza un milione e mezzo di persone sta rischiando la morte da quasi due anni di embargo, che ogni giorno produce vittime.
Complici del terrorismo di Stato israeliano, l´appoggio militare statunitense e il silenzio dei governi europei, che lasciano che in Medio Oriente prosegua a compiersi indisturbato il tentativo di cancellare la Palestina dalle cartine geografiche, e con essa il suo popolo. E´ ormai evidente come alla condanna da parte della comunità internazionale dei crimini del nazifascismo non si accompagni ugualmente la condanna della storia e dell´attualità del progetto aberrante di cancellare il popolo palestinese.
NON C´E´ TEMPO DA PERDERE!!! FERMATE IL MASSACRO DI GAZA!!!
CLICCA QUI per leggere l'appello direttamente sul sito
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E' aggressione genocida, ma i giornali la chiamano offensiva
di Giulietto Chiesa – Megachip
Il Golia israeliano ha dimostrato ancor una volta come intende trattare il Davide palestinese: massacrandolo. Bilancio dell'aggressione: oltre 400 morti tra la popolazione civile, oltre mille feriti. Caccia e missili contro kalashnikov. Raffinatezze tecnologiche contro povera gente inerme. Adesso si sentirà il solito coro: ma Hamas tirava i razzi su Israele. Probabile, anzi vero. Bilancio dei razzi palestinesi: un morto. Si dirà che la contabilità dei morti è cosa miserabile. Ma andatelo a spiegare alle mamme che hanno perso i loro figli nel bombardamento del Golia aggressore. Andatelo a spiegare ai palestinesi che si sono visti portare vie le loro terre e che adesso non possono neanche più vederle perchè sono dietro a un muro. Ma, per noi europei, civilizzati e (ancora per poco) vincitori, esiste solo un muro, quello di Berlino, da ricordare fino alla nausea. Si dirà che Hamas è organizzazione terrorista. Ma aveva vinto le elezioni. Bisogna spiegarselo. Si dirà - per spiegarselo - che i palestinesi sono cattivi e antidemocratici, mentre gli israeliani sono buoni e democratici. Cioè si fara del razzismo. Dello sporco, intollerabile razzismo.
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Un'aggressione premeditata
di Gilbert Achcar*
Il micidiale assalto compiuto da Israele contro Gaza era talmente premeditato da esser stato annunciato in anticipo ieri mattina su diversi quotidiani arabi. L'informazione più precisa è stata fornita dal giornale nazionalista palestinese e arabo al-Quds al-Arabi (Gerusalemme araba), pubblicato a Londra. Scrivendo a partire da Ramallah, in Cisgiordania, Walid Awad, corrispondente del quotidiano a Ramallah, in Cisgiordania, riferiva di aver appreso «da un'attendibile fonte diplomatica araba che il generale Omar Suleiman, capo dei servizi segreti egiziani, ha informato certe capitali arabe che Israele avrebbe lanciato un'offensiva limitata contro la Striscia di Gaza». Un'offensiva per far pressione sul movimento Hamas e obbligarlo a accettare una tregua senza condizioni. La fonte ha aggiunto che il generale Suleiman ha insistito presso la ministra israeliana degli affari esteri, Tzipi Livni, sulla necessità di non provocare vittime fra i civili durante l'operazione militare per evitare che foto di innocenti non vengano utilizzate per eccitare la piazza araba».
Questo scenario allestito in anticipo è stato messo in atto il giorno stesso della comparsa dell'articolo: accampando il solito pretesto - i lanci di razzi a partire da Gaza, che sono essi stessi tiri di rappresaglia, e così via - l'aviazione israeliana ha ferocemente attaccato Gaza, concentrando il fuoco sulle forze di sicurezza interne dirette dal governo di Hamas, conformemente alla domanda del capo dei servizi segreti egiziani, più desideroso di attenuare la reazione dell'opinione pubblica nel suo paese che di salvare vite umane palestinesi.
La collusione con Israele da parte degli «Arabi dell'America», come li chiama «la piazza araba», cioè le monarchie petrolifere del Golfo, la monarchia giordana e l'Egitto, è così venuta alla luce.
Il generale egiziano mette a punto insieme a Tzipi Livni lo scenario della carneficina offerto da Israele ai palestinesi in questo periodo di feste e di regali, mentre a Washington si fa il bilancio dei doni offerti dalle monarchie arabe al suo omologo americano, Condoleezza Rice: gioielli per diverse centinaia di milioni di dollari, fra cui una collana del costo stimato a 170.000 dollari, una parure di rubini e diamanti di 165.000 dollari da parte del re saudita Abdallah e una parure di smeraldi e diamanti del costo stimato a 147.000 dollari da parte del re giordano Abdallah II (Associated Press, 22 décembre). Dei regali tanto più stravaganti - scandalosi per le popolazioni dei paesi in questione - in quanto quei sovrani sapevano bene che Condoleezza Rice avrebbe potuto sfoggiarli solo durante il suo mandato di segretaria di Stato e che, conformemente alla legge americana, sono proprietà pubblica, e verranno riposti in un deposito del governo alla fine del mandato dell'amministrazione uscente.
Se gli «Arabi dell'America» si comportano in maniera così poco discreta nelle loro servili effusioni verso Washington mentre l'amministrazione Bush è la più odiata della storia dalla «piazza araba» - le popolazioni arabe non sognano altro che offrire un solo tipo di regalo a George Bush e ai membri della sua squadra aborrita: scarpe in faccia, seguendo l'esempio del giornalista iracheno Muntazar al-Zeidi diventato eroe nazionale di tutte le popolazioni arabe - si può immaginare in che modo si comporteranno dopo l'investitura di Barack Hussein Obama: senza ritegno alcuno, con molta probabilità.
Il cambiamento d'amministrazione a Washington, benché non faccia presagire un cambiamento sostanziale della politica statunitense in Medioriente, a giudicare dalla composizione della nuova squadra, porterà sicuramente una ripulitura di facciata: un passaggio dall'imperialismo dal volto orrendo e islamofobo all'imperialismo dal volto umano, nero e islamofilo. È il senso del gran discorso che Obama ha previsto di pronunciare, in direzione del mondo musulmano, dopo essere entrato in carica. L'America, i cui interessi in Medioriente sono stati messi in pericolo dalla goffaggine dell'amministrazione Bush, ha bisogno di ridorare il suo blasone presso i musulmani, per rafforzare il suo dominio militare attraverso una egemonia politica. È una delle ragioni principali per le quali il grande capitale americano ha sostenuto Obama, mentre gli elettori e le elettrici si mobilitavano per lui per tutt'altre ragioni.
Il timing dell'operazione israeliana è stato scelto tenendo conto di queste considerazioni: bisognava colpire duro Gaza prima dell'investitura di Obama, per non compromettere immediatamente la sua operazione di relazioni pubbliche. Il successo di questo attacco dovrebbe rendere più agevoli in futuro simili brutali aggressioni contro un nemico che sarà tanto più facile da demonizzare quanto il presidente americano sarà angelicato.
* Analista politico, autore di Scontro tra barbarie e La guerra dei 33 giorni (edizioni Alegre)
Pubblicato su il Manifesto del 28 dicembre 2008
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Incriminate Barak, Livni e Olmert di crimini di guerra![*]
di Michel Warschawski
Lo Stato di Israele deve essere sospeso dalle istituzioni internazionali fino a quando Gaza sarà sotto assedio e l’aviazione e l’artiglieria israeliana continueranno a massacrare la sua popolazione!
140 morti dopo la prima ora dell’attacco criminale israeliano contro la popolazione civile Gaza[†]. «Non è che l’inizio» hanno affermato gli alti responsabili israeliani, ripromettendosi di continuare i bombardamenti della città più popolata per metro quadrato del mondo!
Eravamo una dozzina di militanti palestinesi e israeliani nella sede dell’AIC a Beit Sahour (Cisgiordania), per discutere della crisi dei partiti laici palestinesi quando abbiamo appreso le notizie. Dopo qualche minuto di vero e proprio shock, siamo partiti verso i nostri compiti in una simile situazione di emergenza: Ahmad J. ha contattato i suoi amici di Gaza per avere le ultime novità, Connie e John sono andati nell’ufficio di Gerusalemme per lanciare un appello all’azione al movimento sociale internazionale, Sergio e Guila hanno contattato i mass media internazionali, Ahmad A. è andato a una riunione urgente dei movimenti popolari della zona di Betlemme, Nassar ha convocato le fazioni palestinesi per una riunione d’emergenza; tornando a Gerusalemme, io ho contattato le forze progressiste per organizzare per questa sera una protesta comune delle forze israeliane progressiste davanti alla casa del primo ministro, ma la Coalizione delle Donne per la pace aveva già preso l’iniziativa: ci si ritroverà a Tel Aviv alle 18.00.
Dopo aver organizzato il trasporto dei potenziali manifestanti da Gerusalemme, mi restano due ore prima di partire per Tel Aviv. Le impiego per chiedervi, amici e compagni del movimento sociale internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, di reagire immediatamente contro questo nuovo crimine di guerra commesso dal mio governo e dal mio esercito: più che mai il popolo palestinese ha bisogno della vostra mobilitazione, della vostra solidarietà e dei vostri sforzi. Più che mai dovete fare pressione sui vostri governi per imporre sanzioni a Israele e perché sia chiaro che uno Stato che vìola le regole più elementari della legge internazionale deve essere escluso dalla comunità delle nazioni civili.
I dirigenti politici e militari israeliani devono essere trascinati in giudizio in un tribunale internazionale per crimini di guerra! Seguiamo l’esempio dei nostri compagni britannici e diciamo chiaramente che ovunque vogliano andare: Barak, Ashkenazi, Olmert o Livni saranno accolti da un’accusa per i crimini di guerra che hanno commesso nei territori palestinesi occupati!
No all’impunità per i criminali di guerra israeliani!
Michel Warschawski,
Alternative Information Center, Beit Sahour/Gerusalemme
27 dicembre 2008
[*] Tradotto dal francese e tratto dal sito internet dell’AFPS
[†] Ad ora i morti hanno raggiunto il numero di 400.
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Rapporto del Segretario generale ONU sulla situazione in Palestina
L'Assemblea generale dell'ONU ha esaminato il 24 e 25 novembre 2008 il rapporto del Segretario generale sulla situazione in Palestina.
Il Presidente dell'Assemblea, Miguel d'Escoto Brockmann (Nicaragua), ha fatto di questo dibattito una questione di principio. Aprendo la seduta, ha dichiarato: « Io invito la comunità internazionale ad alzare la sua voce contro la punizione collettiva della popolazione di Gaza, una politica che non possiamo tollerare. Noi esigiamo la fine delle violazioni di massa dei Diritti dell'uomo e facciamo appello ad Israele, la Potenza occupante, affinché lasci entrare immediatamente gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Questa mattina ho parlato dell'apartheid e di come il comportamento della polizia israeliana nei Territori palestinesi occupati sembri così simile a quello dell'apartheid, ad un'epoca passata, un continente più lontano. Io credo che sia importante che noi, all'ONU, impieghiamo questo termine. Non dobbiamo avere paura di chiamare le cose con il loro nome. Dopotutto, sono le Nazioni Unite che hanno elaborato la Convenzione internazionale contro il crimine dell'apartheid, esplicitando al mondo intero che tali pratiche di discriminazione istituzionale devono essere bandite ogni volta che siano praticate.
Abbiamo ascoltato oggi un rappresentante della società civile sudafricana. Sappiamo che in tutto il mondo organizzazioni della società civile lavorano per difendere i diritti dei Palestinesi e tentano di proteggere la popolazione palestinese che noi, Nazioni Unite, non siamo riusciti a proteggere. Più di 20 anni fa noi, le Nazioni Unite, abbiamo raccolto il testimone della società civile quando abbiamo convenuto che le sanzioni erano necessarie per esercitare una pressione non violenta sul Sud Africa. Oggi, forse, noi, le Nazioni Unite, dobbiamo considerare di seguire l'esempio di una nuova generazione della società civile che fa appello per una analoga campagna di boicottaggio, di disinvestimento e di sanzioni per fare pressione su Israele. Ho assistito a numerose riunioni sui Diritti del popolo palestinese. Sono stupefatto che si continui ad insistere sulla pazienza mentre i nostri fratelli e le nostre sorelle palestinesi sono crocifissi. La pazienza è una virtù nella quale io credo. Ma non c'è alcuna virtù nell'essere pazienti con la sofferenza degli altri. Noi dobbiamo agire con tutto il nostro cuore per mettere fine alle sofferenze del popolo palestinese (.) Tengo ugualmente a ricordare ai miei fratelli e sorelle israeliani che, anche se hanno lo scudo protettore degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza, nessun atto di intimidazione cambierà la Risoluzione 181, adottata 61 anni fa, che invita alla creazione di due Stati. Vergognosamente, oggi non c'è uno Stato palestinese che noi possiamo celebrare e questa prospettiva appare più lontana che mai. Qualunque siano le spiegazioni, questo fatto centrale porta derisione all'ONU e nuoce gravemente alla sua immagine ed al suo prestigio. Come possiamo continuare così?».
L'ambasciatore Miguel d'Escoto Brockmann è un sacerdote cattolico, teologo della liberazione e membro del Comitato politico del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN). Personalità morale riconosciuta, è stato eletto per acclamazione, il 4 giugno 2008, Presidente dell'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.
L'Anti-Defamation League (ADL) è stata la prima organizzazione sionista a reagire, chiedendo al Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki Moon, di mettere fine a questo « circo » così come alla « cosiddetta giornata di solidarietà con il popolo palestinese ». Infine, ha denunciato il carattere a suo dire « antisemita » delle proposte del Presidente Miguel d'Escoto Brockmann che essa ritiene ispirate da un secolare antigiudaismo cattolico.
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